Esattamente un anno fa Massimo Cialente, sindaco pd dell’Aquila, era il personaggio più gettonato da cronisti e telecamere alla "protesta delle carriole", eroe della sinistra schierata contro le scelte del governo. Ieri si è malinconicamente dimesso, sfiduciato dal suo centrosinistra, ma prima ancora dai propri tentativi di scaricare su altri le responsabilità per una ricostruzione ingolfata. Ora colpa del governo, ora di Berlusconi, ora del presidente della Regione o della Protezione civile. E strada facendo Cialente si era spogliato di una delle responsabilità, quella di vice-commissario alla ricostruzione, dimissionario nel momento stesso in cui gli era stato affiancato un secondo vice-commissario: "Una nomina - come gli rimproverò Berlusconi - concordata con lei, accogliendo integralmente le obiezioni da lei formulate".
Il premier ricordava al sindaco che governo e protezione civile lo avevano sempre e "sistematicamente coinvolto" in tutte le scelte, compresa la redazione dei testi normativi per assicurare le risorse necessarie alla ricostruzione. Dopo la caduta di Cialente dal vertice del municipio, anche quelle prime dimissioni si possono leggere nella giusta luce: la certificazione del suo fallimento personale, nel quale non poco sembra aver giocato la volontà di destreggiarsi tra il governo e la sua parte politica, senza trovare il coraggio di prendere una posizione chiara in favore della concretezza della ricostruzione, piuttosto che di folkloristiche carriolate anti-Berlusconi.
A due anni dal terremoto la giunta Cialente non ha ancora predisposto il piano di ricostruzione del centro storico, si è persa per strada 4 miliardi stanziati dal governo e altre risorse ancora, non ha voluto allinearsi alle linee guida del decreto governativo che puntava su un piano complessivo per il centro storico, considerato come un "unicum" da recuperare. Risultato: tutto fermo, fallimento e paralisi. Cialente sotto le macerie e nessuna carriola per tirarlo fuori.
Fonte: http://www.pdl.it/
Il premier ricordava al sindaco che governo e protezione civile lo avevano sempre e "sistematicamente coinvolto" in tutte le scelte, compresa la redazione dei testi normativi per assicurare le risorse necessarie alla ricostruzione. Dopo la caduta di Cialente dal vertice del municipio, anche quelle prime dimissioni si possono leggere nella giusta luce: la certificazione del suo fallimento personale, nel quale non poco sembra aver giocato la volontà di destreggiarsi tra il governo e la sua parte politica, senza trovare il coraggio di prendere una posizione chiara in favore della concretezza della ricostruzione, piuttosto che di folkloristiche carriolate anti-Berlusconi.
A due anni dal terremoto la giunta Cialente non ha ancora predisposto il piano di ricostruzione del centro storico, si è persa per strada 4 miliardi stanziati dal governo e altre risorse ancora, non ha voluto allinearsi alle linee guida del decreto governativo che puntava su un piano complessivo per il centro storico, considerato come un "unicum" da recuperare. Risultato: tutto fermo, fallimento e paralisi. Cialente sotto le macerie e nessuna carriola per tirarlo fuori.
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